giovedì 6 gennaio 2011

QUALCHE SASSOLINO DALLA SCARPA...


In questi giorni di fine-inizio anno viene spontaneo fare, per usare un termine forse un po' abusato ma efficace, dei "bilanci", vale a dire soffermarsi a riflettere un po' di più di quanto non lo si faccia ordinariamente negli altri periodi, su quello a cui ci è capitato di assistere negli ultimi tempi, e magari - qualora si ritenga di essersi tenuti dentro per troppo tempo qualche considerazione, magari un po' "eterodossa", e si avverta quindi il bisogno impellente di esternarla - togliersi anche, come diceva un grande Presidente emerito della Repubblica di recente scomparso, qualche "sassolino dalla scarpa".

Sulla politica nazionale non mi sono più espresso "pubblicamente" da tempo: in ogni caso, il mio giudizio, già non certo molto lusinghiero, sull'occhialuto personaggio che ha palesemente tradito le aspettative dei suoi elettori, indebolendo gravemente la maggioranza governativa di cui faceva parte, pur senza riuscire ad abbatterla come avrebbe voluto, non può che essere ulteriormente peggiorato rispetto al post precedente a questo, risalente ai tempi del discorso di Mirabello. Tradimento e traditore sono termini senz'altro pesanti, che sembrano più consoni ad altre epoche storiche e ad altri contesti socio-politici che non all'Occidente democratico del XXI secolo, ma, purtroppo, data una simile situazione, non se ne trovano di più calzanti, ed il pronunciarli denunciando l'accaduto, seppure a malincuore, è il primo sassolino che dovevo togliermi dalla famosa scarpa. Il colpaccio in sede di dibattito parlamentare sulla fiducia, come si è detto, all'occhialuto e soci non è riuscito ancorchè per un "pelo", e questo ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quanti, come lo scrivente (e chi mi segue da tempo lo sa), non amano eccessivamente le "cadute" degli esecutivi prima della scadenza naturale della relativa legislatura, neppure quando a governare è la parte politica loro avversa, ed ammirano invece i sistemi politici (ahimè improponibili da noi) che, come ad esempio quello americano, privilegiano innanzitutto la stabilità dell'"amministrazione" persino di fronte a cambi di maggioranza in Parlamento dovuti ad elezioni. Ora, se in Italia sarà possibile allargare una maggioranza così risicata, tanto meglio; intanto, l'essenziale era che non si seppellisse totalmente, in quel frangente, ogni possibilità di giungere sani e salvi al fatidico 2013.

Mentre nelle aule parlamentari si svolgeva il non privo di colpi di scena dibattito sulla fiducia di cui sopra, nelle strade romane a pochi metri dai palazzi del potere l'inaudita violenza vandalica di manifestazioni per così dire "studentesche" causava danni a cose e ferimenti a persone di una gravità quale non la si registrava ormai da parecchio tempo. Ma non erano normali studenti gli autori delle efferatezze più gravi: per quanto ultimamente piuttosto portate ad eccedere nelle contestazioni contro le innovazioni promosse dal ministro Gelmini, che non sto qui a giudicare per non avere approfondito a sufficienza l'argomento, ben difficilmente le ordinarie masse di studenti - in (piccola) parte politicamente consapevoli e in (gran) parte semplicemente profittanti dell'occasione per distrarsi con un po' di bagarre, lontani da banchi e libri - si sono lasciate andare ad eccessi di simili proporzioni.

I devastatori erano dei cosiddetti "black-block"; criminali allo stato purissimo usi ad approfittare di qualunque pretesto solitamente offerto loro da manifestazioni, magari relativamente pacifiche, organizzate da altri per accodarsi alle medesime e lanciarsi nelle loro bestiali imprese. Contro di loro la reazione delle forze dell'ordine dovrebbe essere di intensità proporzionata e soprattutto, affinchè ciò possa avvenire, alle stesse dovrebbe essere trasmessa la sensazione di avere alle spalle tutto l'appoggio e la solidarietà possibili da parte del Paese e della magistratura, non quella frustrante delle "mani legate" dovuta all'esistenza di superiori e giudici oggettivamente sempre pronti a dare loro addosso al minimo sospetto di aver trattato quella gentaglia con metà della decisione che essa meriterebbe, e a garantire viceversa ai più pericolosi delinquenti trattamento con i guanti e scarcerazioni facili. E questo, più che un sassolino, mi pareva proprio un macigno da togliere dalla mia numero 42.

A proposito di criminali incensati e di brava gente invece offesa ad opera di alte istituzioni e personalità di stato sedicenti paladine di chissà quali "oppressi", poi, è di questi giorni anche la notizia del rifiuto del presidente del Brasile Lula di estradare in Italia il terrorista rosso pluriassassino Cesare Battisti (ahimè omonimo di uno dei più cristallini eroi della storia della nostra Patria) alla faccia dell'affronto che ciò costituisce per giustizia italiana e parenti delle vittime del figuro.

Lula appartiene, con il venezuelano Chavez, ad una nuova generazione di governanti sudamericani populisti, antiglobalisti, pateticamente abbarbicati all'arcaica concezione che tutto il male venga dall'America e dall'Occidente opulento e che tutto il bene stia dalla parte degli avversari di questi, per quanto discutibili o pericolosi, da cui comportamenti quali l'avvicinarsi a regimi come l'Iran e la protezione accordata al Battisti, appunto perchè terrorista "rosso". L'Italia sta rispondendo con sufficiente compattezza alla sfida, l'ambasciatore in Brasile è stato richiamato, manifestazioni bipartisan sulla questione stanno avendo luogo un po' ovunque. Bisognerebbe intensificare gli sforzi per isolare internazionalmente i responsabili di così gravi iniquità.

Mi tolgo infatti l'ennesimo masso dalla calzatura affermando che nulla avrebbe da perdere il mondo dalla scomparsa dalla scena politica di simili arnesi.

Infine è riemerso prepotentemente il problema dei cristiani perseguitati nel mondo: gente che non chiede altro che la legittima libertà di seguire indisturbata le pratiche dettate dalla propria fede e viene fatta invece letteralmente saltare in aria nelle sue stesse chiese, nei paesi ove la violenza assassina è più brutale, arbitraria e senza controllo, oppure è più subdolamente e meno rumorosamente osteggiata in qualche ultimo baluardo dell'ateismo di stato come la Cina, che tiene a dare di sè un'immagine di ordine interno e di disponibilità all'apertura internazionale, ma non rinuncia a violazioni tanto esplicite dei diritti umani.

In tutti i casi, è necessario che chi di dovere, pur senza sconfinare in comportamenti che ne snaturerebbero il ruolo, faccia sentire la propria voce con la massima chiarezza e decisione possibile, che esiga con ancora più energia (benchè a Benedetto XVI e a buona parte del suo alto clero si debba dare atto di essere meno "mammolette" di certi loro predecessori in passato), dalle autorità dei paesi più direttamente interessati, le misure concrete più idonee a combattere il fenomeno.

Non è possibile rispondere soltanto con richiami alla fraternità universale e pur sacrosante argomentazioni teologiche a chi ragiona soltanto in termini di guerra santa, condotta con le armi, e scambierebbe pertanto tutto questo per segni di debolezza ed implicite rassicurazioni di non incontrare mai reazioni efficaci alle proprie azioni sanguinarie.

Sarebbero ancora tanti i sassi e sassolini da levare dalle scarpe, affinchè si possa veramente camminare comodi per il nuovo anno che ci attende.

Per ragioni di spazio, e di pietà per il lettore, ci siamo limitati a quelli che proprio ci procuravano fastidio intollerabile, se non rimossi.

Anche se in ritardo, buon 2011 a tutti.

Tommaso Pellegrino