lunedì 30 luglio 2007

CHE COS'E' A RENDERCI PARTICOLARMENTE VULNERABILI NEI CONFRONTI DEL TERRORISMO ISLAMICO

Fatti recenti come la scoperta di una "moschea" potenziale covo e scuola di terroristi anche "baby", nei pressi di Perugia, e le ultime sparate fatte dal brillante ministro degli Esteri D'Alema sulla necessità di dialogo con quella brava gente dei terroristi di Hamas, oltre che sull'auspicabilità di una cessazione o ridimensionamento delle "barbare" attività americane di "Enduring Freedom" in Afghanistan, inducono senza dubbio a qualche riflessione sul perchè il nostro Paese - insieme a tutto l'Occidente, beninteso, ma nonostante esso cerchi di distinguersi proprio per particolari doti di moderazione e "umanità" - sia così nel mirino di chi non vede l'ora di vedere il mondo trasformato in un bel Califfato, con tanti saluti ai secoli di storia, e di evoluzione politica, sociale, filosofica e scientifica, passati dal Medioevo ad oggi, e su quali siano gli atteggiamenti più saggi da adottare di fronte a simile stato di cose.
La realtà è che noi occidentali, così come ci siamo apparentemente ridotti oggi, agli occhi di gente che non ha invece vissuto un processo evolutivo analogo al nostro ed è perciò rimasta alla mentalità semplice del vedere tutto bianco o tutto nero, incapace di concepire modi diversi di reagire ad un'offesa dall'apportarne un'altra analoga, o di ammettere che un popolo possa non insorgere compatto contro l'attacco sferrato da un nemico esterno, dobbiamo apparire come una civiltà giunta ormai alla frutta, senza più alcuna credibilità, nè temibilità, oseremmo dire neppure più degna di rispetto.
L'opulenza sfrenata in cui viviamo, la mancanza di serie guerre ormai da oltre un sessantennio, con conseguente disabitudine ad ingaggiare le lotte per le cause collettive veramente vitali con tutti i mezzi adatti allo scopo ed accettandone gli inevitabili sacrifici e perdite umane; nonchè l'indulgenza mostrata dalla nostra socetà verso la diffusione di un pacifismo che sembra, al contrario, predicare la resa davanti al sopruso e alla violenza come preferibile a qualsiasi virile e sacrosanta reazione a difesa della dignità e della libertà di tutti, debbono fare apparire noi occidentali, agli occhi di questi baldi fedeli di Allah, come una manica di debosciati ormai pronti soltanto per essere calpestati senza pietà e senza difficoltà da nuove e più vitali forze, proprio come lo fu a suo tempo l'impero romano della decadenza, da parte degli emergenti "barbari" pressanti alle sue frontiere.
E che cosa possono mai pensare, degli invasati religiosi quali sono appunto i bei tomi che ci vorrebbero tutti morti, di una civiltà che si mostra ben più preoccupata di non "offendere" o urtare qualunque sensibilità religiosa altrui (e specie proprio quella dei suoi potenziali aggressori) che non di rispettare (non si pretende di più) la propria gloriosa tradizione cristiana, la quale ha avuto anch'essa, in passato, manifestazioni di integralismo, ma che tutti, credenti o no, debbono oggi riconoscere come la maggiore cultura plasmatrice dell'Occidente? Che cosa possono concludere, loro che ti condannano allegramente a morte chiunque appena appena si discosti di un millimetro dall'ortodossia religiosa, di fronte alla nostra quasi generale indifferenza verso blasfemìe anticristiane di ogni genere, minacce e denigrazioni contro Papa ed arcivescovi, sparate di certi storditi matematici che definiscono il Cristianesimo una religione per cretini? Ed infine, dinnanzi alla pretesa di talune flange cattoliche di spacciare addirittura i vaneggiamenti pacifisti per l'essenza stessa dell'insegnamento ecclesiastico (il quale, invece, non ha ovviamente mai negato il diritto alla legittima difesa, con i mezzi ritenuti più idonei, da parte dei singoli individui come delle collettività), che possono dedurre, loro che tanto disinvoltamente parlano di "guerra santa"?
La risposta non può che essere sempre la stessa: per l'Islam radicale l'Occidente è marcio, senza più la forza nè la volontà neppure per difendersi, totalmente corrotto dall'abbandono alle false libertà e alla degenerazione dei costumi derivanti da Satana, ergo meritevole di essere soggiogato.
Basta, allora, con il porre l'accento, nella contrapposizione tra tutela della legalità e della sicurezza, da un lato, e solidarietà verso immigrati ed altre culture, dall'altro, solo e sempre su quest'ultima. Basta con i sensi di colpa per il fatto di appartenere alla fetta di Umanità che più di ogni altra, malgrado le imperfezioni pur sempre esistenti nel sistema, si è bene o male saputa dare pace, prosperità, progresso e democrazia. Che questi risultati conseguiti diventino il nostro punto di forza, anzichè di debolezza; che, nell'orgoglio di difenderli, si sappiano dare ai nemici di queste conquiste, le risposte giuste, appunto nel rispetto di tali valori, ma ferme.
La speranza di rabbonire questi avversari semplicemente con sempre maggiori concessioni sul piano interno (ad esempio piùà moschee agli immigrati, o tutte le facilitazioni possibili anche a scapito dei locali) o internazionale (aperture di D'alema ad Hamas o critica dell'operato americano in Afghanistan) è invece puramente illusoria: più noi ci mostreremo ben disposti nei loro confronti, anzi, più essi ci prenderanno per deboli e ne approffitteranno per tirare a schiacciarci.
Il concorrente repubblicano alla corsa per la Casa Bianca Fred Thompson ha recentemente affermato che "questa gente ce l'ha con noi per quello che possiamo aver fatto di buono, non certo per quello che possiamo avere sbagliato". E ha ragione.
Chissà che non stia proprio nel cominciare a dare un'immagine di noi stessi quali avversari risoluti, giusti e decisi, in una parola avversari degni di rispetto, agli occhi di questi terroristi, il segreto per essere anche un poco meno vulnerabili alle loro offensive.

Tommaso Pellegrino

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