giovedì 14 agosto 2014

IRAQ: UNA NUOVA-VECCHIA SFIDA PER IL MONDO E PER LA CRISTIANITA'

   Sembrano riportarci indietro nel tempo di secoli i tragici fatti cui stiamo assistendo in questi giorni in Iraq: il terribile dilagare, in una vasta regione del Medio Oriente, di un'orda fanatica e crudele, in preda ad inestinguibile delirio religioso, che però non assomiglia alla solita formazione di terroristi-guerriglieri (alla "talebana" per intenderci) dediti alle operazioni mordi e fuggi, ai colpi di mano o attentati seguiti dal puntuale ritorno in meandri inaccessibili, tra montagne o foreste, ove diventa pressochè inpossibile scovarli e combatterli. No: qui ci si trova di fronte a qualcosa di assimilabile piuttosto ad un attrezzato ed agguerrito esercito regolare e tradizionale che affronta lo scontro in campo aperto, combatte con carri armati ed artiglierie, conquista territori e città, nelle quali poi sfila in parate trionfali con i propri uomini in uniforme, mezzi bellici e bandiere al vento.
   Non si tratta, tuttavia, dell'esercito di uno stato fin qui "ufficialmente" esistito, ma di qualcosa di nuovo-vecchio che ci rimanda ai tempi in cui eserciti animati dalla stessa fanatica fede di questo odierno, prima arabi e poi turchi, contesero a quelli dell'Occidente cristiano per circa un millennio, dalle prime conquiste successive alla nascita stessa dell'Islam, alle campagne crociate, a Lepanto, a Vienna, il dominio su popoli e nazioni: questa è l'armatadi un sedicente "stato islamico" che intende appunto far rivivere in tutto e per tutto il sogno (per gli altri popoli un incubo) di un Islam destinato a dominare il mondo intero caratterizzante quel lungo periodo di confronto armato, rispolverando anche termini come "califfo" e "califfato" che, con la fine di esso, erano ormai caduti in disuso.
   Le notizie sulle crudeltà e nefandezze commesse da questi barbari nei territori travolti dalla loro avanzata lasciano allibiti; per essi sembrano essere trascorsi invano secoli di progressi nei campi della convivenza civile tra i popoli, della democrazia all'interno delle società, del diritto, della tolleranza delle appartenenze religiose o di altro genere; progressi che hanno invece profondamente condizionato orientamenti ed attitudini di chi è oggi chiamato a raccogliere la loro sfida: la comunità internazionale e, dal momento che a fare le spese della situazione, con centinaia di nuovi martiri, sono soprattutto le comunità cristiane delle zone invase, la stessa Chiesa di Roma, le quali non possono non fare i conti con la propria impreparazione di fronte ad una minaccia per esse tanto inedita, proprio in quanto non sono più quelle stesse potenze occidentali e Chiesa cattolica che in passato affrontarono (e, bisogna dirlo, sconfissero) le armate dell'espansionismo islamico cui tornano ad ispirarsi questi loro moderni emuli, le cui "forma mentis", mire e metodi sono viceversa rimasti immutati rispetto ad allora, se non addirittura ulteriormente incrudeliti.
   Così, onde cercare di contenere l'avanzata di questi ossessi a rischio di provocare un genocidio e di travolgere il debole regime "ufficiale" di Baghdad, gli Stati Uniti di Obama si sono visti costretti ad intervenire in quattro e quattr'otto - e controvoglia, poichè uno dei successi vantati dal Presidente di fronte all'opinione pubblica del suo Paese era appunto stato quello di essere riuscito a portarlo definitivamente fuori dal pantano irakeno, in teoria sufficientemente pacificato e democraticizzato - con bombardamenti aerei mirati e lanci di aiuti per le popolazioni costrette alla fuga e ad interminabili tribolazioni sotto l'incalzare degli invasori.
   Il Santo Padre ha, dal canto suo, invitato a pregare per le povere vittime della situazione, che sono soprattutto cristiane, e benedetto chi si prodiga a portare loro aiuto, certamente includendo, pur senza dichiararlo esplicitamente, anche chi, quell'aiuto, lo porta proteggendo dagli aggressori le vite stesse dei perseguitati con l'unico strumento nell'immediato impiegabile contro una simile furia cieca, che è quello delle armi. Da qui l'ovvia assenza di ogni sua critica o condanna controi raids aerei americani o la legittima aspirazione ad armarsi da parte di popolazioni semplicemente non intenzionate a finire schiacciate come topi.
   Tale comportamento non può non significare una tacita ed imbarazzata presa d'atto che, pur non potendo esprimere ai quattro venti certi termini, in quanto la loro ormai secolare desuetudine porterebbe ad equivocare e ad urtare talune sensibilità moderne abituate a ben altro tipo di linguaggio da parte della Chiesa, questa volta è davvero innegabile che sussistano gli estremi, nelle risposte militari che si sono dovute obbligatoriamente adottare, della famosa "guerra giusta", piaccia o no espressamente prevista dalla Dottrina cattolica e teorizzata da Padri e Dottori della Chiesa del calibro di S. Agostino e S. Tommaso d'Aquino, quale "extrema ratio" quando diviene impossibile ogni altra via d'uscita pacifica da una situazione che imponga la legittima difesa contro atti altrui estremamente ingiusti e violenti.
   Il Papa ha giustamente ricordato, nei giorni scorsi, che alla violenza non ci si oppone con la violenza, nel senso che essa non può assurgere al rango di unico o privilegiato mezzo al quale affidare la risoluzione degli umani contenziosi, ma è ovvio che questo non può mai escludere che si debba ricorrere , nell'immediato, ad ogni mezzo idoneo a fermare stragi di innocenti o soprusi indicibili ai loro danni: permettere che tante persone finiscano martiri per il solo nostro rifiuto, motivato da un criminalmente errato concetto del dovere cristiano, ad impiegare tutti i mezzi in nostro possesso atti ad evitare ciò, equivarrebbe ad un delitto frutto di fanatismo religioso non meno grave di quelli di chi, per gli stessi motivi, prende a sterminare direttamente vite umane. Alla follia della "guerra santa" non si può opporre quella di un'"imbellità santa".
   Come si vede, in conclusione, ciò che sta accadendo in regioni non poi così lontane dal nostro mondo tutto sommato "tranquillo" rappresenta una sfida come forse mai nessun'altra alle nostre certezze di uomini e cristiani del nostro tempo, che credevano ormai irreversibilmente sepolti nel passato certi incubi collettivi e la necessità di affrontarli con fermezza e lucidità.
                                                                                        Tommaso Pellegrino

3 commenti:

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Carissimo Tommaso.

Dopo avere letto il suo post al mio articolo

http://www.riscossacristiana.it/figli-cristiani-massacrati-dal-satanico-califfo-musulmano-mentre-il-padre-piu-meno-santo-e-mai-sostituibile-di-padre-ariel-s-levi-di-gualdo/

Sono venuto a leggere il suo.
La ringrazio molto per le sue parole tanto amare quanto lucide precise e spero che voglia seguitare a fare buona informazione in tal senso.

Con sincera stima.

Ariel S. Levi di Gualdo

Tommaso Pellegrino ha detto...

La ringrazio, Padre, per l'attenzione dedicatami e per i Suoi apprezzamenti ed incoraggiamenti.
Tommaso pellegrino - Torino