lunedì 2 aprile 2007

LIBERALI OGGI: NEOCON ALL'ITALIANA O COS'ALTRO?

Chi ha sempre creduto negli intramontabili valori del liberalismo sa bene quante difficoltà si sono spesso incontrate nel portare avanti un discorso realmente ispirato a tale ideale proprio nel nostro mondo occidentale, che pure di esso è stato la culla, e che soprattutto grazie ad esso è potuto diventare ciò che è oggi.
Per quanto il liberalismo esprima le forme più realisticamente praticabili di individualismo, di laicismo, di libertà e insieme di ordine nelle istituzioni, con il tempo, forze ispirate a ben altre ideologie hanno purtroppo finito per prevalere nel favore delle masse, tanto più affascinate da esse quanto maggiormente sembravano arditi i rivoluzionamenti proposti. L'idea liberale tradizionale, malgrado i pregi sopra menzionati e nonostante che, da essa, solo sistemi autenticamente democratici abbiano avuto origine, è così stata surclassata, in quanto a popolarità, da altre che hanno invece spesso, nella storia, partorito mostri, fatto degenerare l'individualismo in anarchia, il laicismo in repressione della religiosità. Il liberale è divenuto, per molti di questi campioni di tolleranza, sinonimo di elitario, di retrogrado moderato, di borghese nel senso spregiativo del termine, di capitalista.
Nel dopoguerra italiano e finchè è durata la cosiddetta "prima repubblica" (beninteso, non che oggi si viva nella seconda), il nostro buon vecchio PLI ha sempre racimolato consensi elettorali oscillanti tra l'1 virgola qualcosa e il 3 virgola qualcosa (con una sola punta del 7) percento, pur potendo contribuire fattivamente alla vita pubblica del Paese in quella democrazia senza alternanza, dove tutti potevano, a turno, stringersi attorno alla DC, perno fisso del potere, per formare maggioranze che tenessero fuori pressochè soltanto le ali estreme destra e sinistra.
Poi, con lo scardinamento di tutto il sistema dei vecchi partiti, l'adozione del sistema elettorale maggioritario e l'avvento di un bipolarismo benedetto sebbene ancora da perfezionare, un brillante imprenditore di nome Silvio Berlusconi fonda un movimento che diventa all'istante il primo partito nell'ambito dello schieramento di centro-destra e tra i primissimi anche a livello nazionale, conseguendo risultati nell'ordine del 20-30 % dei suffragi.
Si tratta di Forza Italia; punta a riempire un vuoto creatosi con il dissolvimento del vecchio sistema, a costituire un punto di riferimento laddove (specie per chi non si riconosce nella sinistra) di punti di riferimento sembrano essercene pochini, ed i suoi princìpi e programmi sono squisitamente liberali: dunque, l'ideale politico che, nella vecchia democrazia dei partitini senz'altra possibilità di scelta che raccogliersi eternamente attorno alla DC per fare fronte comune contro un ancora temible partito comunista, si attestava non oltre l'1-2 % dei voti ad ogni consultazione elettorale, in quella nuova, più libera, concepita per una vera alternanza al potere tra coalizioni, è diventato addirittura un credo quasi di massa.
E' un grandissimo passo avanti, ma, se poco poco ci guardiamo attorno, non possiamo non renderci conto di quante situazioni minaccino e vilipendano i valori e le cose per noi vitali in cui crediamo e di quanto impegno nel difenderle sia di conseguenza richiesto.
Il conformismo più becero ha da tanti anni inculcato nei cervelli che stiano da una sola parte, a sinistra, la ragione, il bene, la cultura: fior di personaggi pubblici, mi riferisco soprattutto ai non appartenenti al mondo della politica, sembrano ormai non concepire altra strada che fare a gara per schierarsi dalla parte dell'apparente progressismo ad ogni costo, del ripudio di tutto ciò che è tradizionale, se solo contrasta con la "moda" del momento, anche a costo di cozzare contro il più elementare buon senso, perchè, se così non si fa, non si è abbastanza "intellettuali", si è considerati reazionari, dei retrogradi ecc.
A questo stato di cose non si può soggiacere passivamente.Come non si può soggiacere passivamente al buonismo penoso che la suddetta moda di apparire sempre e comunque superpacifici e disponibili, anche a nostro stesso danno, impone oggi ai meno in grado di ragionare con la propria zucca; come non si può passare sopra all'immondo spettacolo di certo pacifismo a senso unico che demonizza per partito preso "senza se e senza ma" qualunque uso della forza da parte di chi agisce nell'ambito della legalità internazionale, e poi trova mille giustificazioni anche per le violenze più bestiali purchè commesse da chi sta dall'altra parte, non disdegnando talvolta neppure esso stesso l'impiego della più sconcertante violenza fisica contro persone e cose, nel corso delle proprie devastanti chiassate di piazza; come non si può far finta di nulla di fronte a un noglobalismo e terzomondismo vomitevole ed autolesionista, che sembra autorizzare implicitamente gli ex oppressi dal colonialismo occidentale a qualsasi rivalsa contro il nostro mondo, oggi colpevole soltanto di essere più libero ed avanzato, nel quale verrebbe da dire che chi ha di questi vaneggiamenti non meriti neppure il privilegio di esserci nato.
Vale senz'altro la pena di impegnarsi nel tenere alta la fiaccola di determinati valori che, altrimenti, si rischierebbe di perdere di vista, a causa dell'obiettivamente grande capacità di conquistare il favore della gente, con le buone o con le cattive, propria di questi loro negatori.
Non si deve neppure avere paura di autodefinirsi "conservatori", in tale contesto: presso gli inglesi, si chiama così da sempre, senza problemi, il democraticissimo partito di centro-destra nel loro sistema sostanzialmente bipartitico; in America si dicono orgogliosamente "neocon" i repubblicani della corrente del presidente Bush.
Qui non si tratta certo di essere conservatori nel senso tradizionalmente inteso (specie in Italia) di retrivi reazionari, ma, al contrario, nel senso di difensori del patrimonio eterno delle rivoluzioni liberali sferrate contro tutti gli assolutismi, per le indipendenze nazionali e le libertà e garanzie costituzionali, delle istanze portate avanti dai rivoluzionari americani e francesi del XVIII secolo (fase del "terrore" esclusa), dai patrioti del Risorgimento italiano e, infine, anche dalle componenti più genuinamente democratiche della Resistenza durante l'ultima guerra mondiale.
Questi valori - i quali hanno condotto all'affermazione della democrazia occidentale, che, si è detto, è un sistema pieno di difetti, ma a tutt'oggi il migliore tra tutti quelli inventati - vanno salvaguardati ad ogni costo dalle insidie odierne di coloro che, pur con tutti i restauri di facciata del caso, provengono da tradizioni che storicamente li hanno sempre negati e che, con l'attuale bel governo italiano, troppo spazio stanno avendo per rendere meno credibile la politica del nostro Paese e meno efficace la nostra opera internazionale a favore della libertà e contro il terrorismo.
Sul come poi cndurre questa lotta nei dettagli, il dibattito è aperto.


Tommaso Pellegrino

1 commento:

marshall ha detto...

A tal proposito, con i blogger del gruppo Il Castello, questo dibattito è sempre aperto.