La querelle protrattasi ormai da parecchi mesi (per non dire anni), con snervanti alti e bassi, raggelamenti e riavvicinamenti, tra i due co-fondatori del Popolo delle Libertà, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini - divisi da differenti vedute su stile e contenuti da dare a quell'azione politica che avrebbero invece dovuto portare avanti compattamente insieme, come da volontà degli elettori - sembra essere giunta ad un punto di svolta, dopo il discorso fiume pronunciato dal secondo, domenica 5 settembre, in quel di Mirabello, tradizionale luogo di raduno annuale di quella destra un tempo missina, dove, a questo punto penso si possa ben dire "in un'altra vita", il Gianfranco nazionale venne indicato personalmente come proprio "delfino" dall'allora guru indiscusso di quel piccolo mondo ancora da "sdoganare" verso una piena partecipazione alla vita politica del Paese, Giorgio Almirante.
Non che in tale occasione sia emerso qualcosa di clamoroso o che non si sapesse già da prima, ma tutto il castello di lapidarie esternazioni uscito domenica dalla bocca del co-fondatore del PDL non fa che confermare la sensazione (sgradevolissima per chi, nella benedizione di avere finalmente un partito unico del centro-destra idoneo a governare bene, in armonia e senza intoppi, nell'interesse generale del Paese, ci aveva creduto per davvero) che si stiano preparando invece, in ogni caso, tempi tanto difficili per la politica italiana quali non se ne ricordavano ormai da parecchio.
Fini ha infatti ribadito ancora una volta la propria disponibilità a non far mancare la fiducia propria e dei suoi seguaci all'esecutivo in carica, probabilmente soprattutto onde cautelarsi in anticipo contro l'addossamento a lui della responsabilità, che si rende conto essere pesantissima, di eventuali crisi di governo, ma ha anche fatto presagire che il suo appoggio ai singoli provvedimenti governativi non sarà sempre scontato e andrà negoziato di volta in volta in un andazzo logorante oltre ogni misura, al quale l'unica alternativa sembrerebbero essere la fine della legislatura e le elezioni anticipate, con tutte le incognite e la situazione paradossale che tuttavia ciò comporterebbe.
Chi sostiene il punto di vista del presidente della Camera nega ovviamente ogni responsabilità dello stesso nella grave crisi politica che si sta attraversando. Fini sarebbe stato vittima di un provvedimento di espulsione "stalinista" (parole dello stesso Gianfranco) per mano di Berlusconi; lui si sarebbe semplicemente eretto a promotore di una maggiore libertà di dissenso all'interno del partito, di un centro-destra meno "peronista", più attento a non mettere in discussione i meccanismi e le istituzioni garanti della democrazia,più moderno ed in linea con i grandi partiti europei della stessa area.
Ora, è ovvio ed auspicabile che, in una grande formazione politica da sistema più o meno perfettamente bipartitico, convivano punti di vista anche assai differenti tra loro su specifici temi e che sia consentito esprimerli: sono un esempio di ciò le elezioni primarie negli Stati Uniti, dove si sfidano appunto tra loro candidati portatori di messaggi diversi, pur nell'indiscutibile appartenenza allo stesso partito, e che non sarebbero neppure possibili se tutti i membri del medesimo fossero monoliticamente d'accordo su tutto; ma, se l'espressione del dissenso interno supera ogni limite fisiologico, se diventa un sistematico contraddire il proprio partito ad ogni minima occasione, può ancora dirsi sostenibile una simile stuazione? E può definirsi vittima di "stalinismo" chi, avendo mantenuto tale condotta, venisse alla fine, con rammarico, espulso?
E siamo tutti d'accordo sulla desiderabilità di una destra moderna, democratica ed europea. Chi mai, d'altronde, ne vorrebbe una di matrice superata, con aspirazioni dittatoriali ed incomprensibile al di fuori dei confini nazionali? Il punto è che il centro-destra italiano, inutile negarlo, ha tratto, sinora, una parte consistente della propria forza dalla volitività e dalle doti di trascinatore di un leader carismatico. E' ben vero che bisognerà, prima o (possibilmente non troppo) poi, gradualmente "normalizzare" la situazione anche sotto questo aspetto: dovrà fare qualche passo indietro il clima forse un po' troppo da "culto della personalità" del capo tuttora vigente, si dovranno pur fare emergere nuovi leader credibili ed in grado di garantire sopravvivenza ed unità al partito anche quando, non fosse altro che per ragioni anagrafiche, si dovrà fare a meno della personalità cementatrice di Berlusconi. E' ahimè vero che quest'ultimo, un po' per "deformazione professionale" dovuta alla storia personale di audacissimo imprenditore e non di politico di professione, ed un po' per altre questioni caratteriali, tende forse troppo ad assimilare il mestiere di guidare una Nazione a quello, invece diversissimo, di condurre un'impresa, con conseguenti reazioni a volte eterodosse di fronte a regole ed istituti propri dell'impianto democratco, visti istintivamente come impedimenti alla legittima frenesia di "fare" del premier. Ma è anche vero che non è quella somministrata dal presidente della Camera la medicina giusta per questi "mali": per il momento, non è ancora possibile, in Italia, un'azione efficace di governo, nel segno del centro-destra, che prescinda dalla leadership del Cavaliere, esercitata con la serenità necessaria, pur senza che sia minimamente bandita la critica interna, quando costruttiva e non mirante a far cadere questa condizione essenziale.
Proprio questo, invece, è stato fatto ora, qualunque via d'uscita si trovi poi allo stato di smarrimento e di incertezza sul prossimo futuro in cui ci si dibatte attualmente.
E di chi siano le gravissime responsabilità di questo stato di cose è chiarissimo.
Tommaso Pellegrino
Non che in tale occasione sia emerso qualcosa di clamoroso o che non si sapesse già da prima, ma tutto il castello di lapidarie esternazioni uscito domenica dalla bocca del co-fondatore del PDL non fa che confermare la sensazione (sgradevolissima per chi, nella benedizione di avere finalmente un partito unico del centro-destra idoneo a governare bene, in armonia e senza intoppi, nell'interesse generale del Paese, ci aveva creduto per davvero) che si stiano preparando invece, in ogni caso, tempi tanto difficili per la politica italiana quali non se ne ricordavano ormai da parecchio.
Fini ha infatti ribadito ancora una volta la propria disponibilità a non far mancare la fiducia propria e dei suoi seguaci all'esecutivo in carica, probabilmente soprattutto onde cautelarsi in anticipo contro l'addossamento a lui della responsabilità, che si rende conto essere pesantissima, di eventuali crisi di governo, ma ha anche fatto presagire che il suo appoggio ai singoli provvedimenti governativi non sarà sempre scontato e andrà negoziato di volta in volta in un andazzo logorante oltre ogni misura, al quale l'unica alternativa sembrerebbero essere la fine della legislatura e le elezioni anticipate, con tutte le incognite e la situazione paradossale che tuttavia ciò comporterebbe.
Chi sostiene il punto di vista del presidente della Camera nega ovviamente ogni responsabilità dello stesso nella grave crisi politica che si sta attraversando. Fini sarebbe stato vittima di un provvedimento di espulsione "stalinista" (parole dello stesso Gianfranco) per mano di Berlusconi; lui si sarebbe semplicemente eretto a promotore di una maggiore libertà di dissenso all'interno del partito, di un centro-destra meno "peronista", più attento a non mettere in discussione i meccanismi e le istituzioni garanti della democrazia,più moderno ed in linea con i grandi partiti europei della stessa area.
Ora, è ovvio ed auspicabile che, in una grande formazione politica da sistema più o meno perfettamente bipartitico, convivano punti di vista anche assai differenti tra loro su specifici temi e che sia consentito esprimerli: sono un esempio di ciò le elezioni primarie negli Stati Uniti, dove si sfidano appunto tra loro candidati portatori di messaggi diversi, pur nell'indiscutibile appartenenza allo stesso partito, e che non sarebbero neppure possibili se tutti i membri del medesimo fossero monoliticamente d'accordo su tutto; ma, se l'espressione del dissenso interno supera ogni limite fisiologico, se diventa un sistematico contraddire il proprio partito ad ogni minima occasione, può ancora dirsi sostenibile una simile stuazione? E può definirsi vittima di "stalinismo" chi, avendo mantenuto tale condotta, venisse alla fine, con rammarico, espulso?
E siamo tutti d'accordo sulla desiderabilità di una destra moderna, democratica ed europea. Chi mai, d'altronde, ne vorrebbe una di matrice superata, con aspirazioni dittatoriali ed incomprensibile al di fuori dei confini nazionali? Il punto è che il centro-destra italiano, inutile negarlo, ha tratto, sinora, una parte consistente della propria forza dalla volitività e dalle doti di trascinatore di un leader carismatico. E' ben vero che bisognerà, prima o (possibilmente non troppo) poi, gradualmente "normalizzare" la situazione anche sotto questo aspetto: dovrà fare qualche passo indietro il clima forse un po' troppo da "culto della personalità" del capo tuttora vigente, si dovranno pur fare emergere nuovi leader credibili ed in grado di garantire sopravvivenza ed unità al partito anche quando, non fosse altro che per ragioni anagrafiche, si dovrà fare a meno della personalità cementatrice di Berlusconi. E' ahimè vero che quest'ultimo, un po' per "deformazione professionale" dovuta alla storia personale di audacissimo imprenditore e non di politico di professione, ed un po' per altre questioni caratteriali, tende forse troppo ad assimilare il mestiere di guidare una Nazione a quello, invece diversissimo, di condurre un'impresa, con conseguenti reazioni a volte eterodosse di fronte a regole ed istituti propri dell'impianto democratco, visti istintivamente come impedimenti alla legittima frenesia di "fare" del premier. Ma è anche vero che non è quella somministrata dal presidente della Camera la medicina giusta per questi "mali": per il momento, non è ancora possibile, in Italia, un'azione efficace di governo, nel segno del centro-destra, che prescinda dalla leadership del Cavaliere, esercitata con la serenità necessaria, pur senza che sia minimamente bandita la critica interna, quando costruttiva e non mirante a far cadere questa condizione essenziale.
Proprio questo, invece, è stato fatto ora, qualunque via d'uscita si trovi poi allo stato di smarrimento e di incertezza sul prossimo futuro in cui ci si dibatte attualmente.
E di chi siano le gravissime responsabilità di questo stato di cose è chiarissimo.
Tommaso Pellegrino
12 commenti:
Tommaso,
ti riporto intanto il commento che ti ho scritto sul mio blog.
Capisco perchè sei esperto di questi posti: hai scitto ben tre libri su Mussolini! allora saprai anche che quando lo "trafugarono", dopo averne staccato il corpo a piazzal Loreto, nascosero il suo corpo in una villetta o chalet di Madesimo, che è dopo Chiavenna. Ho conosciuto due testimoni oculari di quel fatto. Anziani coniugi che mi hanno riferito la vicenda.
Ciao.
Ti risulta?
Tommaso,
non ho ancora letto il post, che dalla foto mi sembra incentrato sulla vicenda Fini.
La mia amarezza e delusione è stata tale che la prossima volta voterò Lega anche per il parlamento.
Fini non può prendere in giro così i suoi elettori. Dando il voto al PDL lo abbiamo dato indirettamente anche a lui. Ma chi si crede d'essere? il professorino filosofante che fa e disfà come vuole? Ha sottoscritto un programma, ha ricevuto i voti per quello. Adesso vuol cambiare le carte in tavola, si mette a creare quel Fare Schifo (come lo chiama Sarcastycon) dentro o a fianco del PDL: ma chi si crede d'essere? A parte il fatto che lui personalmente dovrebbe essere super parters. Della questione legalità, che a lui stava tanto a cuore, se n'è fregato ampiamente con la vicenda di Montecarlo. Quella casa, anzichè svenderla alla grande, poteva metterla a disposizione dei figli dei meno abbienti iscritti al partito (così sarebbe stato legale!), per cicli di vacanze a turno. E chi non ci sarebbe andato??? Io ci sono andato di passaggio tre o quattro volte - mordi e fuggi: è un posto favoloso!
Che rifaccia un suo partito. Che si ritorni pure a votare (e in fretta) e, per quanto mi riguarda, che vada al diavolo. Tutto quello che ho sentito pro favore suo, per me sono baggianate e castronate: arrampicate sugli specchi.
Ciao, mi sono sfogato. Ora vado a leggere il post.
I due commenti eliminati erano miei. Contenevano refusi dovuti alla fretta.
Ho letto il post. Ne condivido in toto il pensiero, come avrai anche notato dal commento che avevo scritto prima di leggere.
Se vuoi ridere un pò, con tanto di filmato originale e pernacchie (anzi PERNACCHIO) al tizio.Mirabello il vero discorso
Se invece vuoi farti quattro risate, ascoltanto
La ballata di gianfranco
Se poi ti vuoi divertire, cerca cosa ne pensa del tizietto gagà e ..., Vittorio Feltri. Secondo costui il tizietto non ha mai fatto un ... nella vita ed ora che è sul quarto scranno più alto d'Italia si sente un padreterno, e si permette di filosofare ai danni dell'Italia, in un momento di grave crisi economica dalla quale stiamo cercando di uscire: ma questo è pazzo! Danni per l'Italia, si danni, checchè ne dicano i suoi 33+1 che ne sanno quanto o meno ancora di lui, in primis quel bocchino, che pensano che i soldi vengon giù da soli dalle piante.
Scusa Tommaso se capito così in ritardo da te.
Ho letto il post e per molti versi capisco e soprattutto condivido la tua amarezza(e quella di molti italiani) per il degenerare di una situazione per molti versi incomprensibile.
Io comunque non vedo conseguenze drammatiche da questo suicidio politico di Fini.
http://pensieroliberale.ilcannocchiale.it
Semplicemente colui che poteva essere il futuro della destra italiana si è fermato ad una stazione di periferia.
E il treno andrà avanti senza di lui.
(O con lui in seconda o terza classe).
Nasceranno nuovi ed interessanti scenari.
Al riguardo adatto alla politica la Teoria del fisico Lavoisier.
In politica nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Probabilmente avremo un PD con Vendola protagonista e avremo un PDL senza Fini.
Non morirà nessuno.
Grazie, Pensiero Liberale.
Speriamo in bene, cioè che non abbia troppo a soffrirne il sistema bipolare che, bene o male, si è creato, garantendo, bene o male, una certa governabilità, e che questi "papocchi" non finiscano per ritardare di troppo la risoluzione dei veri e più drammatici problemi del Paese.
Cari saluti.
Tommaso Pellegrino-Torino
Auguri di un sereno Natale a te e a tutti i lettori del tuo blog.
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