Sulle prime si era pensato all'ennesima offensiva terroristica da parte dell'integralismo islamico contro uno dei paesi occidentali impegnati nei vari teatri, primo fra tutti l'Afghanistan, dove più la cmunità internazionale agisce concretamente per cercare di porre un argine al fenomeno più pericoloso di questi tempi per a pace e la stabilità mondiale; una ritorsione sulla falsariga di quelle già subite in passato - senza volere scomodare l'11 settembre 2001 newyorkese, che rimane di proporzioni assolutamente imparagonabili a quelle di qualsiasi altro attentato precedente o successivo - da capitali come Madrid e Londra.
Poi, quasi subito, si è scoperto che la bomba fatta esplodere nel centro di Oslo, capitale del felice regno di Norvegia, e la strage di giovani laburisti riuniti a congresso nell'isola di Utoya, che hanno complessivamente prodotto qualcosa come 76 morti accertati, erano invece opera, al contrario, proprio del più acerrimo nemico degli aspiranti conquistatori del mondo sotto l'insegna della mezzaluna che si potesse immaginare: il trentaduenne autoctono Anders Behring Breivik, faccia da biondno per bene, passato familiare un po' burrascoso da ambino cresciuto senza padre, in testa un cocktail confuso di fondamentalismo cristiano (protestante), di xenofobia, di idee di estrema destra, di passione per i templari e per le armi da fuoco e di tante altre cose ancora.
Breivik avrebbe agito "per salvare l'Europa dall'invasione musulmana", e come l'attuazione di un simile massacro d suoi stessi connazionali potesse servire a tale causa deve averlo capito soltanto lui; di sicuro i giovani laburisti li ha visti come i rappresentanti più immediatamente colpibili di quella categoria di politici occidentali, marxisti e non, che lui giudica "traditori" (probabilmente per eccessiva cedevolezza verso gli islamici) degni di essere soppressi fisicamente.
Prima del criminale exploit, il giovanotto ha infatti pubblicato su Internet una sorta di suo delirante "Mein Kampf" di 1.500 pagine nel quale, oltre a dare sfogo a tutte le sue invettive xenofobe, individua in leaders politici attuali di primo piano come Zapatero, Angela Merkel e Sarkozy dei traditori di "categoria A" da condannare senza indugio a morte.
Per un paese come la Norvegia - uno di quei classici stati nordici che siamo abituati a considerare un po' come regni delle favole, oasi di democrazia evoluta, pulizia, pace sociale, welfare efficientissimo, lontani dalle realtà caotiche, problematiche, a volte violente delle nostre latitudini, anche se afflitti da poco invidiabili rovesci della medaglia come l'alto numero di suicidi o la crisi delle famiglie tradzionali - si è trattato senza dubbio di un brusco risveglio; qualcuno ha parlato di "perdita dell'innocenza".
Certo è che queste nazioni non sono preparate a scoprire di avere a che fare, in casa propria, con "mostri" del genere e questa tragica attualità dà ragione a coloro che, come chi scrive, non le hanno mai considerate, malgrado tutto, dei veri modelli da imitare: esse si sono chiuse nel loro guscio, non hanno spiccato tra i grandi protagonisti della storia mondiale attraverso i secoli, ma si sono ritagliate dei regni dove tutto è perfettino, obbediente a leggi in apparenza evolutissime e "civilissime", illudendosi così di chiudere fuori dalla porta di casa le brutture del mondo esterno; e, quando queste brutture irrompono prepotentemente senza neppure bussare, tanta eccessiva "perfezione" le ha portate a farsi sorprendere di fatto disarmate, a non disporre più dei mezzi giuridici, un po' più arcaici, ma gli unici idonei alla bisogna, per farvi fronte. Si pensi che, per stragi orrende come quelle compiute da Breivik, la legge norvgese, che non prevede naturalmente nè pena di morte nè ergastolo, potrebbe comminargli al massimo ventuno anni di reclusione, per di più da trascorrersi in carceri modello simil-residence di lusso, come sono ovviamente quelle di un paese "civilissimo" come la Norvegia. In alternativa, si sta studiando la possibilità di imputare il giovane stragista di "crimini contro l'umanità", il che potrbbe consentire di affibiargli fino a...trent'anni di galera,ma sarebbe probabilmente una forzatura giurdica.
Lo stragista parla adesso dell'esistenza di una moltitudine di "cellule" di "martiri" pronte a compiere altri gesti clamorosi come il suo; anche se ciò non fosse propriamente vero, esiste comuque il pericolo di emulazione.
Noi tutti abbiamo ora un motivo in più per non abbassare la guardia contro qualsiasi campagna d'odio da qualsiasi parte provenga; soprattutto chi veramente tiene a difendere l'identità cristiana europea dal più o meno prepotente imporsi degli islamici o di qualunque altra cultura estranea al Continente, ma non nel modo in cui follemente intendeva farlo Anders Breivik, riuscendo soltanto a nuocere nel peggiore dei modi anche a detta nobile causa.
Tutti dovranno fare la lro parte, e la Norvegia, in ogni caso, non potrà più essere il regno delle favole di prima.
Tommaso Pellegrino
5 commenti:
Tommaso,
è indubbiamente il miglior articolo scritto sull'argomento che abbia letto finora.
Punto di forza del post è l'approfondimento appena abbozzato sul fatto che
"queste nazioni non sono preparate a scoprire di avere a che fare, in casa propria, con "mostri" del genere e questa tragica attualità dà ragione a coloro che, come chi scrive, non le hanno mai considerate, malgrado tutto, dei veri modelli da imitare: esse si sono chiuse nel loro guscio, non hanno spiccato tra i grandi protagonisti della storia mondiale attraverso i secoli, ma si sono ritagliate dei regni dove tutto è perfettino, obbediente a leggi in apparenza evolutissime e "civilissime", illudendosi così di chiudere fuori dalla porta di casa le brutture del mondo esterno...".
Al contrario di questo "pazzo", ben altre battaglie sono state combattute in passato contro l'espansionismo "invadente" dell'islam, che, ai tempi delle battaglie di Lepanto o di Vienna, stava diventando una vera minaccia per la sopravvivenza della civiltà occidentale. E, a dire il vero, sembra che i tempi attuali stiano diventando molto simili a quei periodi, solo che l'invasione sta ora avvenendo in modo strisciante, senza che ce ne accorgiamo, e spesso con la "complicità" di nostri consimili occidentali.
Ciao Tommaso.
Condivido pienamente l'entusiasmo di Marshall per il tuo articolo.
Hai fatto un'analisi spietata ma azzeccatissima.
Approfitto anche per segnalarti un nuovo articolo pubblicato nel mio blog in occasione dei 55 anni della terribile tragedia di Marcinelle.
Spero che si riesca a leggerci con maggiore frequenza.
A presto.
Tommaso condivido la tua analisi .E sono d'accordo con il commento di Magdi Cristiano Allam sulla origine sociologica e politica della strage di Oslo. Sui suoi articoli pubblicati sul "Giornale" spiega molto chiaramente l'errore del multiculturalismo che genera e può generare tali mostri . Il cristianesimo si sta suicidando in occidente a causa del relativismo.
la realtà spesso è più brutta dell'immaginazione o di quei film horror che ci sparano a ripetizione....
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