sabato 9 giugno 2007

TRA ERACLITO E MACARTHUR...

Con il suo comportamento nel "caso" Visco-Speciale, e nel dibattito al Senato che ne è seguito il 6 giugno, si ha l'impressione che il baldo governo Prodi, il maggiore responsabile della più grave crisi di sfiducia nella politica mai attraversata dagli italiani negli ultimi anni, abbia toccato veramente il fondo.
Non solo ci si è accaniti silurando un comandante di corpo armato dello Stato "reo" soltato di difendere le proprie prerogative in fatto di impiego del proprio personale da indebite interferenze esercitate da un viceministro oltretutto non nuovo a simili uscite (lo stesso Visco, già ministro delle Finanze nel 1997, ebbe infatti un'analoga disputa con il predecessore di Speciale, Mosca Moschini, e in tale occasione emerse appunto chiara l'esclusività della competenza del comandane della G. di F. a decidere impiego e trasferimenti degli appartenenti al corpo, con il semplice obbligo di informarne per notizia l'organo politico), ma lo si è voluto anche infamare, in Senato, dandogli papale papale dello "scorretto", dell'"inqualificabile", dello "sleale", il tutto senza neppure riflettere sulla sconcertante contraddizione insita nel fatto di avere, poco prima, offerto un posto di rilievo in un'istituzione prestigiosa come la Corte dei Conti proprio ad una persona che si riteneva tanto biasimevole.
Arroganza senza limiti, dunque, nell'apostrofare pubblicamente un fedele servitore dello Stato, oltre a danneggiarlo praticamente, e sicurezza di sè tanto sfacciata da credere di potere tranquillamente fare a meno di dissimulare anche solo un poco la propria malafede e maldestria, salvando un po', almeno, le apparenze. Per non parlare della ridicolaggine sfoggiata dal tristemente esilarante Padoa-Schioppa nelle sue citazioni e paragoni storici. Se certo è esagerato (ma neanche poi tanto) paragonare Speciale al povero deportato capitano Dreyfuss - come a molti, compreso a chi scrive, è sulle prime venuto del tutto spontaneo - assimilarlo addirittura a MacArthur, il generalissimo americano silurato da Truman durante la guerra di Corea perchè altrimenti avrebbe forse sganciato qualche confetto atomico sulle teste dei cinesi, innescando così il terzo conflitto mondiale, sa addirittura di grottesco: ovvio che, in qualsiasi vera democrazia, i militari stanno sottoposti ai governanti civili e questi hanno pienamente il diritto-dovere di rimuoverli prima che combinino disastri, anche a costo di sfidare la popolarità di semidei alla MacArthur, ma il comandante della G. di F. non stava andando oltre le sue prerogative di legge o preparando chissà quale catastrofe, e rimuoverlo è stato quindi un atto contrario, o per lo meno estraneo, a quel "combattere a difesa della legge" necessario per il popolo quanto la "difesa delle mura", secondo il pensiero di Eraclito, anche lui, poveretto, dottamente citato dall'onnisciente ministro dell'Economia.
Il Paese reale, dicevamo all'inizio, è ormai agli sgoccioli della sopportazione di una simile mediocrità della sua classe politica, ed una delle cause del suo scoramento è proprio l'eccessiva radicalizzazione del confronto tra i due schieramenti politici.
Ci si dovrebbe dare tutti un poco una calmata, insomma, riconosciamolo, a destra come a sinistra, ma, se sceneggiate come questa ultima sono tutto ciò che sa fare chi ci governa per dimostrare agli italiani il suo interesse a recuperare un clima più sereno e a venire incontro ai loro reali bisogni, come si può pretendere che anche l'opposizione venga a più miti consigli?
L'esecutivo ha, per ora, superato l'ennesimo scoglio in Senato e rimarrà anche questa volta in sella, avendone, nonostante tutto, il diritto.
Di questo passo, però, che ne sarà della credibilità, della dignità anche internazionale di un'Italia che si dice tra le prime democrazie del mondo? Ecco qualche cosa per la quale combattere è davvero necessario come la "difesa delle mura".

Tommaso Pellegrino

1 commento:

Lo PseudoSauro ha detto...

Ottimo l'accenno a Mosca Moschini del quale non ho letto nulla ultimamente. Va precisato che un ufficiale di Stato Maggiore deve la sua fedelta' allo Stato e non al Governo. Se quest'ultimo devia dal Trattato Costituzionale cambiando le prerogative dello stesso l'obbedienza viene meno, come precisa un altro illustre Generale che ha subite le stesse vicissitudini di Speciale. La consuetudine di rovesciare i governi in casi come questi e' sopravvissuta solo in alcune nazioni del Sudamerica, in Turchia e in qualche nazione asiatica nei quali la casta militare e' relativamente forte ed indipendente. Da noi lo SM e' legato a doppio filo alla politica da decenni, percio' il caso in questione e' davvero Speciale. :-)